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Come Casa

Stefano Arienti | Jhon Armleder | Assume Vivid Astro Focus | Per Barclay | Letizia Battaglia | Marc Bauer | Monica Bonvicini | Matt Collishaw | Irene Coppola | Plamen Dejanoff |Stefania Galegati | Nathalie Hambro | Adriano La Licata | Loredana Longo | Andrew Mania | Esko Männikkö |Concetta Modica | Ignazio Mortellaro | Diego Perrone | Maïa Régis | Pietro Roccasalva

a cura di Agata Polizzi

Si ritorna sempre a casa alla fine, in quella dimensione o spazio che rappresenta noi stessi e che ci ricorda chi siamo. Con questo spirito Francesco Pantaleone Arte Contemporanea ritorna sulla scena, sceglie di concentrarsi sul punto di partenza (forse anche di arrivo!) e da qui progettare il presente con una modalità neutra, aperta e centrata sul rinnovato confronto con gli artisti e con le persone, vero centro e cuore del progetto “galleria”.

Nelle lunghe conversazioni preparatorie intorno Come Casa, Francesco ha liberato la sua parte più intima, un resoconto sincero e lucido di questi ultimi anni densi di viaggi, l’esperienza milanese esaltante e fagocitante, le fiere, le sfide, le speranze, i dubbi, con Palermo sempre sullo sfondo, elementi tutti di un vissuto che scorre e che richiede presenza, energia, in cui forza e fragilità sono le facce di una stessa medaglia, in cui mettersi in gioco presuppone il coraggio di lanciarsi con fiducia ma anche correre il rischio di fallire, di cadere per poi rialzarsi.

A vent’anni dall’esordio a Piazza Garaffello in una Vucciria irripetibile e lontana e a dieci anni dallo spazio ai Quattro Canti, quello della maturità e della solidità, si apre un segmento temporale dentro al quale, ancora una volta, c’è un tempo per il cambiamento.
Dunque, Come Casa, rilegge lo spazio della galleria in un tempo dilatato, lo ripensa, lo abita con un confort che vuole trasmettere fiducia e aprire ad un’atmosfera intima, in cui opere, oggetti e sentimenti si mescolano

Con l’aiuto di Claudia Fiore, architetta che ha progettato la galleria e che da sempre ne segue la trasformazione, lo spazio ha assunto la dinamica di un ambiente domestico, la scelta di includere le opere di collezione e di armonizzarle con il contesto è una precisa manifestazione di inclusività, in cui è possibile percepire l’arte come parte della vita, non solo episodio mondano e fugace, ma al contrario come elemento stabile, che nutre e che abita la quotidianità.

Come casa sceglie di ripartire da una dimensione complice, sceglie di offrire un luogo dove tutti possono sentirsi partecipi di una bellezza che è necessaria, mai superflua, mai vuota. Tenta di sciogliere il pregiudizio dell’arte contemporanea come qualcosa di elitario e distante per arrivare al cuore della gente, con la consapevolezza che l’arte lascia comunque un segno, porta sempre altrove.

Cosa c’è di più intimo di aprire la propria casa e accogliere, condividere, partecipare? Lo spirito è questo, la volontà è questa, la speranza anche. Quella cioè di porsi come centro di un’intenzione che vede nella condivisione il suo orizzonte.
Uno spazio reso disponibile a tutti coloro che cercano un momento di bellezza, uno spazio che vuole raccontare attraverso le opere degli artisti il gusto, le esperienze, le scelte di chi ha spesso intrecciato la propria vita con quella degli artisti e che adesso raduna i pensieri “sottoforma di mostra”.

Come a casa è l’urgenza sincera di raccogliere intorno a sé qualcosa di caro e di condividerlo, come si fa con un amico.

Intorno e insieme questa volontà è affidata agli artisti che sono una sorta di numi tutelari, tra essi:

Stefano Arienti, Jhon Armleder, Assume Vivid Astro Focus, Per Barclay, Letizia Battaglia, Marc Bauer, Monica Bonvicini, Matt Collishaw, Irene Coppola, Plamen Dejanoff, Stefania Galegati, Adriano La Licata, Loredana Longo, Andrew Mania, Esko Männikkö, Concetta Modica, Ignazio Mortellaro, Diego Perrone, Maïa Régis e Pietro Roccasalva.

Grazie al loro sguardo, alla loro ricerca e alla manifestazione di un’idea la galleria diventa casa comune, diventa osservatorio privilegiato e spazio in cui provare a fermarsi per pensare, osservare, restare.

Per chi conosce l’esperienza umana e professionale di Francesco Pantaleone risulta chiaro il passo che cambia ancora una volta direzione, la direzione è una consapevolezza che non esita a mettere a nudo il desiderio di sentirsi centrati e finalmente di nuovo a casa.

Allestimento: Arch. Claudia Fiore