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Keiran Brennan Hinton Una finestra sul cortile

A cura di Agata Polizzi

L’inevitabile riferimento all’opera di Alfred Hitchcock più che il suo fascino cinematografico insegue il sorprendente interesse per la visualità, per il rapporto estremo tra sguardo e contesto, una narrazione che utilizza un disvelamento graduale, rinvia esplicitamente alla necessità di chiamare in causa l’occhio, coltivare amore per il dettaglio, per la scoperta che diventa inevitabile, primario punto di contatto tra sé e il mondo esterno. Una finestra sul cortile è la sintesi della residenza d’artista di Keiran Brennan Hinton a Palermo, traduce l’esperienza di una città intensa e contraddittoria, per chi come lui, giovane artista canadese con una solida formazione statunitense, sperimenta una cultura potente e lontana nel tempo, desidera conoscere un universo culturalmente e storicamente differente dal suo, imparando gradualmente a decifrarlo. I lavori che ne derivano sono la proiezione di qualcosa che esiste negli occhi e nell’animo perché filtrata da uno stupore fortissimo e dalla consapevolezza di essere dinanzi ad un diverso presente. Keiran Brennan Hinton per generazione e appartenenza vive una contemporaneità in cui è quasi fisicamente possibile percepire l’inarrestabile progredire dell’esistenza, un tempo recente, veloce, supersonico, dalle infinite variabili. È qui che invece egli sperimenta il piacere di indugiare, l’attesa, lo smarrimento dolce della scoperta, lo sforzo del capire, scopre la gioia del legarsi a luoghi e persone poco prima sconosciuti, e adesso familiari e cari. Il medium della pittura, nella sua complessità generativa, gli permette di stratificare questo sentire, trattiene la densità di uno sguardo puntuale ed insieme stranito, riattualizza con energia e carattere la decadenza lacerante che lo attrae, dialoga con un paesaggio potente che lo scuote, assorbe una luce a cui deve abituarsi, produce uno sconfinamento sensoriale ed estetico, capace di spiegare con esattezza da dove arriva l’emozione. Il punto di vista di Keiran Brennan Hinton infatti seduce, lascia intravedere senza svelare, lega tra loro storie differenti come fossero scatole cinesi. Spesso da una finestra inizia un viaggio che può avere epiloghi inaspettati, condurre dovunque si voglia arrivare, può dare l’agio per perdersi forse inseguendo qualcuno o qualcosa. Soffermandosi sul molteplice significato dell’inquadratura come “luogo dell’attraversamento” Brennan Hinton dilata il tempo e la dimensione della narrazione, ed essa, generosamente, suggerisce non solo il suo vissuto, la quotidianità, la curiosità, ma alimenta contemporaneamente anche la nostra. Il suo ed il nostro punto di vista sembrano coincidere, dell’artista è la responsabilità di liberare lo sguardo, nostra è quella di cogliere l’invito a seguirlo. Complici, come due rette parallele, veniamo coinvolti da una relazione che è spettatoriale e trasversale, possiamo abitare lo spazio di Brennan Hinton come fosse il nostro. Uno spazio fisico e interiore, corale oppure esclusivo, uno spazio spesso silenzioso, intimo, talora rarefatto, altre invece affollato di dettagli, disseminato di indizi. Uno spazio in cui l’artista allinea molteplici livelli di lettura, in cui l’esercizio incline all’osservazione descrive transiti, in cui l’omissione apparente del movimento ne amplifica invece la forza, come se un istante prima fosse accaduto qualcosa lasciando tracce, assenza come eco di vite in corsa, eco di un’umanità che è altrove, eppure ne sentiamo la presenza.